Associazioni del terzo settore: gli adempimenti burocratici da considerare
di Redazione
22/04/2023
Il “guadagno” di un’associazione del terzo settore
Le attività di terzo settore si costituiscono per la loro portata di volontarietà: il termine volontariato presenta un'accezione molto generale, dal momento che ciò non significa che il guadagno non possa avvenire ma che Il guadagno in questione non vada pensato in termini di profitto. Per questo motivo, non si può certo considerare che una realtà che agisce nell'ambito del terzo settore non guadagni, dal momento che, in assenza di un guadagno consistente, non riuscirebbe ad esistere. I guadagni che vengono considerati, dunque, fanno parte di un'ottica generale che prevede l'autofinanziamento di una determinata attività non commerciale. Naturalmente, a questo aspetto va legato anche un altro proposito che, in termini comunicativi e di marketing, ha a che fare con la disciplina dei guadagni che non si osservano necessariamente in termini monetari ma che hanno a che fare, più specificamente, con una disciplina di consenso e di legame pubblico con alcune personalità che agiscono dal punto di vista burocratico e amministrativo. Naturalmente, qualunque sia il tipo di lavoro effettuato da un'associazione del terzo settore, quale può essere un gruppo sociale (librerie, centri, ecc.), una ONLUS, una realtà di volontariato e tanto altro ancora, esistono degli adempimenti burocratici, che riguardano soprattutto la tipologia di approccio che bisognerà avere con l'aspetto commerciale della struttura di un'associazione del terzo settore.Gli obblighi burocratici di un’attività di terzo settore
La disciplina riguardante le associazioni del terzo settore, dunque, parla chiaro, a proposito degli obblighi burocratici da parte di un'attività di questo genere: il decreto legislativo del 2017 considera, in termini semplici, parte del terzo settore tutte quelle realtà e quelle attività che sono svolte a titolo gratuito o attraverso versamento di corrispettivi che non superano i costi effettivi. Ciò significa che tutto ciò che si guadagna da un'attività del terzo settore, unito a quell'insieme di finanziamenti pubblici, bonus, progetti o contributi straordinari, dovrà essere investito affinché sia generato il mantenimento dell'attività di terzo settore in questione. I soggetti che operano all'interno dell'associazione di questo genere, dunque, integreranno, entro la propria dinamica di attività, il denaro guadagnato, affinché non sussista lo scopo di lucro ma venga riconosciuta una percentuale relativa al lavoro svolto, anche in termini di finanziamento dell'attività. Tuttavia, si comprende perfettamente che, soprattutto per il suo essere ostica, la norma potrebbe essere complessa per chi vuole iniziare a lavorare nel campo: per essere sicuro di agire in maniera corretta, visita il sito di e-ius.it e risolvi i tuoi problemi legali, attraverso una piattaforma che ti consiglierà al meglio le azioni da svolgere passo dopo passo.Articolo Precedente
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