Arabia Saudita: tra calcio, politica ed economia

Arabia Saudita visto

Nel 2023, come noto agli appassionati della “Dea Eupalla”, la FIFA ha assegnato l’organizzazione della Coppa del Mondo del 2034 all’Arabia Saudita, segnando un momento storico per l’intera penisola arabica. Un grande evento che, con ogni probabilità, non verrà sfruttato solo per finalità sportive, ma anche come vetrina geopolitica e di “soft power”.

E non è casuale, in tal senso, che la decisione della FIFA sia giunta in un momento in cui l’Arabia Saudita stia effettuando massicci investimenti nel mondo del calcio: il fondo sovrano saudita (PIF) ha acquistato quote in diversi club europei e inondato di “petrol-dollari” la Saudi Pro-League, rendendola attrattiva non solo per calciatori sul “viale del tramonto”. La strategia saudita, tuttavia, va ben oltre il mondo del calcio, come ben evidenziato dal piano “Vision 2030”.

Il piano Vision 2030

Il piano Vision 2030 è stato lanciato, nell’ormai lontano 2016, dal principe ereditario Mohammed bin Salman e presenta al suo interno una serie di riforme strutturali volte a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio. Il Mondiale di calcio, a tal proposito, si inserisce in questo contesto come simbolo di apertura, internazionalizzazione e proiezione globale del Paese.

L’idea è quella di rendere l’Arabia Saudita un hub economico, logistico e culturale tra Europa, Asia e Africa. Per rendere possibile tutto ciò, il fondo PIF ha deciso di effettuare massicci investimenti in turismo, innovazione, sanità, energie rinnovabile e intrattenimento, cercando al contempo di attrarre anche nuovi capitali stranieri e partnership strategiche.

Il progetto più ambizioso è il NEOM, una smart city futuristica costruita nel Nord-Ovest del paese, che si estende su una superficie di 26500 km² e promette di divenire un polo globale per l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale.

La situazione politica in Arabia Saudita

Dal punto di vista politico, l’Arabia Saudita è una monarchia assoluta guidata dalla dinastia Al Saud. Il potere è concentrato nelle mani del re e del principe ereditario, e non esistono elezioni dirette per le principali cariche politiche. Negli ultimi anni, il governo ha avviato un processo di centralizzazione del potere, ridisegnando gli equilibri all’interno della famiglia reale e del sistema istituzionale.

A livello regionale, il Paese gioca un ruolo centrale nella geopolitica mediorientale, in particolare nelle dinamiche che coinvolgono l’Iran, lo Yemen, il Golfo Persico e le relazioni con Israele. È inoltre uno dei principali attori nell’OPEC+ e nella regolazione dei prezzi globali del petrolio.

I rapporti con gli Stati Uniti, da sempre solidi, sono oggi caratterizzati da una certa complessità, bilanciati da un crescente interesse verso partnership strategiche con la Cina e la Russia

Economia tra petrolio e la necessità di diversificazione

Non c’è alcun dubbio come l’economia saudita sia la più grande del Medio Oriente e tra le venti più grandi al mondo. Esiste, tuttavia, un atavico problema di dipendenza dal petrolio: il 70% delle entrate statali e il 40% del PIL sono legate all’”oro nero”, con l’azienda statale “Saudi Aramco” come cuore pulsante dell’economia nazionale. Grazie al “piano Vision 2030”, quindi, si vuol consentire alla nazione saudita di poter beneficiare di entrate non strettamente correlate al petrolio.

Nel 2023, il Paese ha registrato un forte surplus commerciale grazie ai prezzi elevati del greggio, ma ha anche visto una crescita significativa in settori come costruzioni, turismo, logistica e tecnologia. Gli investimenti infrastrutturali per il Mondiale 2034 e per le nuove città futuristiche rappresentano un ulteriore volano per l’economia.

Arabia Saudita, ma non solo: il grande dinamismo dell’area del Golfo

L’Arabia Saudita si colloca all’interno di una regione, il Golfo, estremamente dinamica dal punto di vista finanziario ed economico. Basta volgere lo sguardo ai vicini Emirati Arabi Uniti, dove troviamo città come Abu Dhabi e Dubai che offrono, già oggi, modelli consolidati di apertura agli investimenti internazionali e all’innovazione tecnologica, oltre a essere delle città cosmopolite a tutto tondo.

Ed è per questo motivo che molte imprese guardano con interesse agli Emirati Arabi Uniti, dove sono presenti normative favorevoli, zone franche e infrastrutture digitali avanzate e agevolano il compito di chi, ad esempio, decide di investire a Dubai, cogliendo le opportunità offerte da un contesto integrato ma differenziato.